L’opera prima di Francesco Galasso è l’esito di un percorso duraturo e vigile nella scrittura poetica. “La luna spezzata”, suddivisa in sei sezioni, dieci poesie per ogni parte del volume, esplora le grandi domande che accompagnano l’esistenza di ognuno di noi (da dove veniamo? chi siamo? verso dove siamo diretti?), mostrando come attraverso lo strumento della parola in versi è possibile mettere a fuoco i valori più importanti della vita.
Non basta vivere
all’ombra della luna,
spettatore ignaro
dell’iniquo fato.
Si gioca invano
con fantasie imberbi,
piaceri folli
e sfinite rese.
Trasuda miele
la pelle stanca
di mille vuoti
per falsi miti.
Aspetto il tempo
del frutto amaro
e avrò rispetto
dei caldi umidi.
Aprirò la porta
in gran segreto
fra spasmi intensi
e lunghe attese.
Si vuoterà la sabbia
nell’infinito spazio,
non ci sarà più giorno,
non ci sarà più notte,
ma una luce eterna
per sempre, nata
da una semplice scintilla.
*
Avrei fermato il tempo
oscurando il cielo
per liberare l’attimo
dalla fatale sorte.
Avrei chiamato a schiera,
tutti i cori angelici
per scongiurar l’arcano
di quel momento infausto.
Avrei pregato ancora
per ritornare indietro
dalla luttuosa strada
e se necessario
avrei gridato, avrei volato,
avrei squarciato il suono
per dirti sono qui.
Avrei, ma non posso
perché il destino è cieco,
perché la vita è muta,
perché un angelo è passato
per lasciare in dono
l’esempio e la virtù.
*
E ritornano,
fra mendaci pensieri,
i fantasmi della mente.
Invincibili,
come antichi guerrieri,
si beffano ancora
della scorza di carne.
Si tinge di giallo
la paura di sempre,
fra meandri nervosi
e palpiti frenuli.
Si colora di nero
l’odio ancestrale,
Caino, l’ombra vivente,
errabondo, cerca pace
fra l’amaro perdono,
e l’impenitente dolore.
Rossa è la rabbia
come sangue versato
in antichi duelli
dall’orgoglio di cera.
Sono fantasmi della mente,
paura, odio e rabbia,
vicini, superbi,
dai giochi beffardi.