Una poesia pacata, onesta, come nella migliore tradizione lirica novecentesca, nelle poesie di Damiano Andriolo, come Tranquillino Cavallo riporta nella postfazione, “si cela l’essenzialità di un pensiero, narrato con parole semplici, ma mai banali. Un pensiero profondo del poeta che ritroviamo spesso nelle sue liriche. L’espressione di un pessimismo non solo della propria condizione, ma della stessa natura umana, indifesa di fronte ad un fato sempre presente e ineluttabile”.
Il vento di giugno
porta lontano i rimpianti
e le parole nascoste.
Tra le pagine bianche
non c’è orgoglio,
non c’è passione,
non c’è speranza.
I sogni
sono sale sulle ferite,
dolorose a ogni respiro
e il corpo sussulta
se il ricordo riaffiora
dal mare dell’anima.
*
Un giorno o trentamila
il breve viaggio
sulla riva abitata
del mare infinito,
nero di polvere e stelle
e di silenzio.
Là, tra miliardi d’universi
e un solo fato,
anime erranti si consolano
prima di raggiungere la mèta.
*
Il sole non sa
dove vivono le ombre,
non sa se il giorno vive
oppure muore,
del tempo ch’è passato
o che verrà.
È un quadro appeso
al muro azzurro
che l’artista ha dipinto
d’un solo colore
e i raggi crudeli
bruciano il sale
sparso sulle zolle
di questa terra fertile.