Dalla nota di Giancarlo Sissa: “Un registro drammatico di straordinaria intensità e sconfinante in una dimensione forse inattesa, ma in realtà conseguente con le profondità del discorso, in cui sadismo e masochismo si contendono la scena, il respiro, la voce appunto, e si impone una nuova galleria di personae e personaggi tutti davvero emblematici della condanna tutta umana (e dilemmatica) a essere consapevoli della propria ombra, della propria unicità e, al tempo stesso, della propria deriva e della propria emarginazione, sorta di irrevocabile dannazione”.
dai dilemmi del signor R.
a Mihai Ursachi
il signor R. sembra molto inquieto oggi. ripete a memoria
lambiccate formule di cortesia e nemmeno una gli sembra
abbastanza appropriata. potrebbe dire timorosamente:
“mi fa davvero piacere, signorina, poterle dire buongiorno!”,
ma suonerebbe un po’ scialbo, è come dire
a chiunque “buongiorno!” senza che questo significhi granché
potrebbe dire audace: “ha un abito superbo,
il colore e il taglio valorizzano la sua silhouette!”,
ma suonerebbe come dire che la sua silhouette è imperfetta
(Dio mio, che figuraccia!) e che basterebbe un semplice abito
a rimediare all’infelice difetto
oppure potrebbe dirle con aria ispirata:
“lei è una creatura meravigliosa, assai più
di quanto l’ho immaginata in tutte le mie notti insonni!”,
ma così non darebbe l’impressione di aver fantasticato
su di lei innumerevoli volte in differenti circostanze
e allora lei potrebbe crederlo un maniaco
o, chissà, forse anche peggio?
ma potrebbe dire solo questo: “perdoni l’ignoranza,
signorina, è tutto il giorno che penso
a cosa potrei dirle, ma non trovo nulla di adatto!”,
e solo allora, imbarazzato dalla sua ridicola inadeguatezza,
si disintegrerebbe forse all’istante in miliardi
di infime particelle di materia e con indicibile
rammarico si disperderebbe per tutto l’Universo.
*
una congiuntura astrale favorevole
il signor R. posa gli occhiali sul tavolo da lavoro,
si strofina gli occhi stanchi. sorride enigmatico.
si rimette gli occhiali sul naso e si rivolge al telescopio:
“stasera i pianeti si allineeranno,
magari si verifica una congiuntura astrale favorevole
agli incontri amorosi, anche se”, si gratta la barba,
“le donne sono creature più instabili
persino delle condizioni climatiche dei satelliti di Marte”
il signor R. va a fare un giro e attorno alla testa
ha una specie di aureola. il signor R. parla con gli uccelli
e gli uccelli parlano con il signor R.,
il signor R. parla con gli umani e gli umani
non parlano con il signor R., che tira fuori dalla tasca la pipa,
la riempie di tabacco e, sbuffando, scruta con gli occhi
grandi come due semilune in lontananza, al luogo dove lui sa
che palpita la galassia di Andromeda.
*
un corpo che non mi calza a pennello
il mio corpo vuoto fatto di morbido lattice elastico,
chiunque può gonfiarlo
proprio come un palloncino,
e poi lasciarlo andare nell’aria ardente,
volare sopra palazzi, sopra nuvole
verso una terra lontana,
dove i corpi si adattano perfettamente agli uomini,
e quella quiete
di inizio del mondo,
quando ancora tutti ignorano
la disperazione,
dove l’innocenza prende spesso forme crudeli,
dove io piango e mi sgonfio
piano, piano finché il mio corpo
raggiunge dimensioni trascurabili,
ed io svanisco definitivamente nell’aria calda,
con il mio cuore piccolo come la punta di un ago.