Libro di versi da sparpagliare, come si faceva un tempo con il grano mietuto. Libro di figure, temi e auspici, come in un diario in versi. Libro di alberi e di animali, di nuvole e di terremoti. Libro del nostro tempo di pochi incanti e di molti naufragi, traboccante di rifiuti. Libro che si distende su Roma, amata città di sempre, ma anche su altri luoghi, in particolare Milano. Libro in cammino di una “pellegrina” che fa incontri immaginari con poeti lontani e viaggi altrettanto immaginari. Libro che camminando incontra eventi e persone, amici e familiari, antichi dèi e poeti. E ritrova lampi di storia e scampoli autobiografici. Libro calibrato sui mesi e le stagioni, sul tempo e sulle perdite, in cui ricorre come filo conduttore il tema della capigliatura sacrificata e mutata in stella come figura parziale di un tutto. Libro pieno d’aria necessaria per respirare perché senza aria non c’è parola come senza aria non c’è salvezza del corpo.
A pochi metri e a poche ore
Guarda guarda bene, la vista è sgombra
le foglie rossicce sul muro di fronte
a pochi metri da questa casa
Orto Botanico e Pinacoteca
ma lo spazio è lo stesso e anche il tempo.
A pochi metri ecco una madre conca
conchiglia feconda sotto l’uovo
il bambino pare dormire
con un ramoscello di corallo al collo
che scivola giù nel disordine del mondo.
A pochi metri ecco un giovane uomo
tra lo stupore degli avventori
creature del popolo umili e vere
sul tavolo una brocca due piatti il pane
la luce si fa verbo e parola.
Non è questa nella casa un’altra famiglia
nel Natale di smarrimento
di donne di uomini spariti e di ragazzi
pronti per le uova di Pasqua
non ci sono distanze cornici o pareti.
Siamo sempre noi e il nostro luogo
a pochi metri e a poche ore
un punto del mondo dove ammutolire:
è il lievito di un quadro o di una poesia
l’embrione di una sconosciuta creazione.
5 gennaio 2007
Le figlie
Quante ne ho amate di care figlie
ci parlo le ascolto giochiamo
una consonante qui e là una vocale
le vesto di sillabe e le pettino piano
in noi scorre un fiume profondo e sonoro
è flusso femminile di antenate
ognuna m’è musa madre e memoria
camminano con scarpette di ninfa
le creature floride e sottili
intorno a me le raduno
le figlie di stare con me felici
mi salvano dal tempo che va via.
Sono le mie care poesie bambine
chissà come senza me cresceranno.
Un otto marzo nato
Oggi avresti padre mio cento anni
non potresti essere stato che mio padre
tu che eri affettuoso e solare
per la gioia della bambina
al tintinnio festoso delle chiavi,
prepotente mi hai poi insegnato
a fuggire via già grande via da casa
a vivere con i miti di cuore.
Ora ascolto il tuo indistinto respiro
mi accompagni ora che tu sei più dolce
e io più obbediente
sento prossimo il tuo alito la tua aria
la forza di te assente e vivo
di ombra che si riflette sempre in me
di antenato un otto marzo nato.
8 marzo 2010
Mi nasce una poesia al giorno
che mi toglie il respiro
certo non so da chi sono istruita
da quale sconosciuta musa
mi viene una febbre un furore
quello che non avrei mai pensato
che si dice capiti ai poeti
certo è un infinito stupore
quando scopro
che ne è nata un’altra
una dopo un’altra
che piano piano esistono poesie
di umane parole
che affabili parlano con tutti
che hanno le mie fattezze piane
oneste come il pane
come me
non riescono a darsi un certo tono.