Lingua di mezzo è una raccolta di ottantadue poesie che pone al centro la lingua come linguaggio e la lingua come organo. Si susseguono così componimenti che usano la ə come vocale, il pronome personale di terza persona al plurale invece che al singolare, tutti, questi e altri, artifici oggetto del dibattito linguistico e grammaticale contemporaneo; e tante sono le poesie d’amore che giocano con la lingua come strumento ultimo del bacio. Anche laddove non si giunge al compimento di quest’ultimo, vi è una ricerca di comunicazione, tesa a sfruttare qualsiasi mezzo per unire le persone. Ciò acquista significato e diventa simbolo equivalente degli stessi mutamenti vocalici, grammaticali che tendono all’inclusività. L’autrice si muove così nel tentativo di trovare un equilibrio tra le esigenze contemporanee e la formalità di una lingua che rischia di essere arricchita o limitata dagli stessi espedienti.
Da grande vorrei rubare baci
– ho pensato qualche ora fa –,
come un’adolescente rubare
baci e sguardi nuovi. Fare questo
di mestiere: perdere il mio
in quello dell’altrə.
Il primo sguardo – oltre
che il primo bacio, oltre
che la prima volta –
non si scorda. Gli occhi
e la bocca ci condannano
a innamorarci ogni volta.
Volta significa torsione,
le prime volte sapete ora
cosa sono.
*
Un alunno non dovrebbe mai chiedere,
un insegnante dovrebbe sempre precedere,
anticipare, e dare ciò che serve di segreto
per vivere. «Non è la competizione,
ma la convivenza l’obiettivo delle persone.»
*
Forse tu riusciresti meglio
In questo esempio, forse tu
Potresti a raffica condividere
Parole sonore e vuote per meglio
Rappresentare l’idea che la società
Nuova di oggi è. Forse tu vinceresti
Nel tentativo di descrivere tutta questa
Gente. I miei complimenti. Io sono più
Concentrata a fare versi sempre più lunghi,
tanto quanto sono i like che ci si aspetta da chi
come me se la mena inutilmente. Sta curvando la mia
poesia, come fosse concava o convessa – non ricordo la sua
geometria. La pianto con questo verso, davvero, davvero, davvero.