La silloge “Il tempo cucito dalle parole” è suddivisa in tre sezioni che, almeno dai titoli (“Rêverie”, “Corteo di sillabe”, “Arredi per il silenzio”), sembra rimandare a una progressione lineare nella riacquisizione del linguaggio (necessaria al fare poesia), a partire dalla musicalità e dal ritmo di ogni vocabolo, per giungere, attraverso sentieri impervi al limite del precipizio, a scoprire legami (sempre inusitati e singolari) tra le parole e ciò che denotano. Si tratta, in realtà, di una progressione per cerchi concentrici, che via via si allargano, ma che parte dallo stesso stagno (il mondo dell’autore) e dal lancio di sassi sempre nuovi (la pratica quotidiana dello sguardo). I versi hanno corpo leggero, sono sottili, lasciano trasparire l’ombra, attraversano il tempo dei volti schermati dalle mascherine, delle distanze inespugnabili e delle lunghe attese alle finestre accese. Compongono poesie brevi che sostengono la visibilità dell’invisibile, tracciano parole nello sbigottito silenzio, stanano sguardi senza prenderli alla catena, si lasciano raggiungere da spicchi di cielo e ombre che fanno luce.
Lo psicoanalista
colleziona forme
cerca il contenuto
nei sogni degli altri
*
Fai come gli abbracci la mattina presto
quando si congedano dal sogno
e le mani scolpiscono l’aria
senza alcun rimprovero
perché poi restano le periferie
da abbeverare con gli occhi
La tua voce tarda
nei rintocchi della sera
*
Nel silenzio delle sillabe riconosco
quel tratto d’inverno che ci vide orfani
e non seppe parlare per tanto tempo
La Siberia ci attraversa ancora
ma nessuno rivendica la storia
il destino sembra dietro l’angolo
Neanche oggi verrà la neve
siamo solo a metà novembre
e il freddo ha la pelle spessa
*
Non sarà lo sguardo a soccombere
ma la via procede a balzi
annuncia per prima lo scavo
resiste alla prova del cielo
che ogni mattina rotola albe
sul campo più distante
La finestra sposa la notte
ripara tracce
perché ha confidenza
si cuce il mondo addosso
*
Cresce il marmo
a poca distanza dall’inverno
manca l’aria
a chi sposa radici
senza sostenere il cielo
alla finestra passano alberi
hanno la primavera sottobraccio